Senza titolo 38

 

Il problema è che bisognerebbe aver qualcosa di diverso da dire, o perlomeno saperlo dire in maniera diversa. Forse è per questo che non riesco più a scrivere. Non ho niente di nuovo, solo una quotidiana, banalissima serenità. Solo?

Mi rileggo quando ero piena di problemi, di tristezze assolute e di lacrime. Ma ero davvero io?

Non ho perso la voglia di scrivere. Solo, non mi piace più come lo faccio.

Improvvisamente mi scopro timida. Pretenziosa, a volte. Mi rileggo e cancello con la velocità che i tasti del pc permettono. Ora che ho cambiato computer e non mi si pianta più prima di salvare, non c’è più nulla da rimpiangere.

Rimpiangere?

Leggo racconti. Superano la mia scostanza nell’iniziare e finire subito una cosa: mi si piazzano di fronte alla visuale della mente nella loro interezza con poca fatica e poco tempo. Leggo e critico. Penso "ma come hanno fatto a pubblicare questo schifo?". Un incipit con una frase astrattissima di dieci righe mi fa incazzare.

Penso "so fare di meglio".

Salto, ricomincio daccapo con altre parole. E allora invidio.

Indistintamente, soffro per chi è più capace di me e per chi lo è meno, mi chiedo perché mai sia così stupida.

Dovrei pensare di più alle gioie della lettura, e fregarmene di quelle della scrittura. Chissà chi credo di essere.

Forse una persona speciale che crede di aver qualcosa di diverso da dire? Una con la presunzione di saperlo dire in maniera diversa?

 

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3 commenti su “Senza titolo 38

  1. Non so cosa sai o non sai fare. Sai trasmettere però, se no che ci starei a fare io a seguirti? Ciò che “ti credi di essere” è senz’altro sbagliato. Ciò che io sento che sei è senz’altro giusto. Ingiusto è invece che almeno per una volta nella vita io non possa sfiorare la tua guancia con la mia, parlare delle stelle e trasformare quell’ora effimera in un evento della coscienza umana compiuto per sempre.

    a.

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